venerdì, giugno 23, 2006

GODS OF METAL 2006: live report day 1

Grandi aspettative per questa edizione straordinaria dell’immancabile festival italiano del metallo, che quest’anno festeggia la decima edizione raddoppiando il numero di giornate, non più 2 ma bensi 4, e ritorna a Milano (Idroscalo) dopo due anni passati in quel di Bologna.
Ho seguito le prime due giornate, avrei seguito anche la terza per il vero ma il lavoro e i costi me lo hanno sconsigliato (eh... Motorhead, Whitesnake...), e devo dire che le numerose band storiche presenti non hanno deluso (anzi!) e sono proprio state le band italiane (nella 2^ giornata, interamente dedicata al metallo nostrano) a regalarmi le maggiori emozioni.
Ora comincia il report

Giovedi 1 Giugno

Il Gods of Metal 2006 comincia alle 8.33 di Giovedì mattina, quando arrivo a Treviglio per caricare sulla “Gilmour”, i miei 2 compagni metallici, Spada e il Tiri, e dopo un breve e veloce viaggio arriviamo a Linate per le 9.15.
I cancelli dovevano essere aperti già da un quarto d’ora ma la folla di metalheads mi fa capire che la Live ha già in serbo la prima sorpresa della giornata, infatti (considerata anche l’assenza dei Dimmu Borgir, non sostituiti) apriranno solo alle 11.15.
Tempo di prendere il biglietto e di farmi perseguire dai pulotti in cerca di bottiglie di vetro e tappi di plastica, e praticamente perdo l’esibizione dei CAPPANERA, gruppo che ha aperto il festival….tutto sommato poco male.
Dopo la prima birra della giornata, salgono sul palco i finlandesi AMORPHIS, nella mezz’oretta a loro disposizione si confermano uno dei gruppi migliori della giornata nonostante l’orario ridicolo; la scaletta è varia, comprende brani dall’ultima fatica del combo “Eclipse” (deludente) e va a ripescare “In The Beginning” da “Tales…”,capolavoro assoluto targato 1994.
Da segnalare l’ottima prova del singer Tomi Joutsen, bravo sia nelle clean e soprattutto nel growl, fottutamente pauroso…
A seguire i tedeschi CALIBAN, mi è stato detto facciano metal-core, personalmente inascoltabili, strofe incazzose e ritornelli da Mtv, è tempo per la seconda birra e un panino.
Da adesso in poi la giornata sarà un crecendo di band storiche di metallo estremo…

SODOM_ Il trio capitanato da Uncle Tom è una macchina da guerra schiaccia-tutto, il loro sound è un potente e grezzo thrash-death di una violenza con pochi pari.
Nel poco tempo a disposizione le perle della discografia della band (Sodomize, Ausgebombt, Remember the Fallen) scorrono veloci, Angelripper sembra non sentire il tempo che passa, il suo growl è devastante; non si può dire decisamente lo stesso per la chitarra, troppo alta in fase solistica, facendo risultare le esecuzioni parzialmente impastate…

SATYRICON_ è ora il turno dei blackster norvegesi Frost e Satyr, che si presentano in formazione a 6 con 2 chitarre, basso e tastierista donna…
Satyr è piuttosto loquace nelle sue continue incitazioni al pubblico, la loro prova è però infastidita da alcuni problemi di natura tecnica, soprattutto con una chitarra che friggeva o non funzionava del tutto…L’orario e la scaletta incentrata sugli ultimi (…e personalmente deludenti) lavori della band hanno contribuito a rendere la loro prova piuttosto anonima nel complesso…
L’immancabile Mother North finale chiude lo show veloce dei vichinghi.

NEVERMORE_ Dispiace doverlo ammettere ma la prova del quartetto americano è stata piuttosto deludente; ho avuto la conferma del fatto che la band di Warrel Dane non è fatta per i festival dove bisogna esprimere il meglio in poco tempo…
Svariati i motivi di questa pessima prestazione, a partire da quelli di natura tecnica (l’audio non ottimale, il microfono di Dane e il blackout nel mezzo del secondo pezzo), l’assenza del secondo chitarrista (ricoverato per qualcosa…) che ha tolto un po’ di incisività ai loro pezzi, una scaletta discutibile (privilegiato il pessimo “Enemies of Reality” e l’ultimo “This Godless Endeavor”, nulla dal capolavoro “Dreaming Neon Black”, mentre hanno scelto i due-tre pezzi sinceramente più brutti del seppur ottimo “Dead Heart…”) e soprattutto la voce proprio di Warrell, assolutamente non all’altezza delle prove su disco.
Ottima la parte prettamente strumentale, l’axe-man Jeff Loomis (non proprio melodico ma tecnicissimo e pulitissimo) è supportato ottimamente da una sezione ritmica solidissima.
Cosi dopo “Seven Tongues of God” tratta da “Politics of Ecstasy”, la lunga ed inopportuna “Godless Endeavor” chiude l’ora scarsa a disposizione della band. Da rivedere.

TESTAMENT_ Lo show ritorna ad altissimi livelli con l’esibizione del gruppo di Chuck Billy, supportato dalla coppia di axe-men originali (Skolnick-Peterson); nell’ora a loro disposizione il combo recupera svariate perle tratte dalla loro discografia passata (The New Order, The Preacher, Practice What You Preach, Souls of Black, Into the Pit). Il loro show è veramente devastante, Chuck è un vero animale da palco e ruba sovente la scena ai suoi 4 compagni ( spettacolare vederlo simulare i solos sull’asta del microfono!!!) e si conclude con la trascinante “Disciples of the Watch”. Mitici

Sono quasi le 19, il cielo comincia ad oscurarsi pericolosamente quando salgono sul palco i DOWN, gruppo che vede in formazione Phil Anselmo (voce) e Rex Brown (basso) dei mai troppo compianti Pantera.
Il loro show è sicuramente stato il “più divertente” dei 2 giorni, merito anche del fatto che il buon Phil, acclamatissimo dal pubblico (vero fulcro scenico della band), è salito sul palco completamente sbronzo e, avvoltosi nella bandiera “southern”, si è lanciato in lunghissimi dialoghi con i presenti (“give me that flag is what I saaaayyyyy….”) tra un pezzo e l’altro.
Cosi dopo 3 pezzi eseguiti in 20 minuti, lo show dei Down ha preso finalmente ritmo; l’impatto sonoro dei 5 di New Orleans è sicuramente potente, non poche sono le influenze southern e la voce di Anselmo si inserisce perfettamente nella costruzione dei brani.
Cosi tra una canzone, qualche monologo cazzone di Phil e qualche inno in onore di Dimebag, termina lo show dei Down, un gruppo che conoscevo poco ma che mi ha convinto pienamente e che da adesso seguirò di più.

Sono le 20.15, dietro al palco si erge imponente una nuvola nera carica d’odio, un vento leggero muove gli alberi; è in questa cornice che fanno il loro ingresso gli OPETH e ogni parola da adesso perde la sua valenza dinnanzi alla grandezza dei 5 svedesi…. È ovvio che a mio parere ci troviamo davanti al migliore gruppo dei primi 2 giorni del Gods; il loro è stato un concerto potente e coinvolgente, che nei 70 minuti della sua durata (…e sono pochi….dannatamente pochi) ha regalato emozioni forti a tutti i presenti: rabbia, angoscia, dolore, poesia, romanticismo, psichedelia, il tutto coronato da un mood autunnale perfetto per il loro sound…

Il gruppo appare in gran forma nella formazione a 5 (con il tastierista ormai nella line-up ufficiale) e Mike (…cazzo che growl!!!) ultimamente si è dimostrato anche un ottimo intrattenitore (“…I’ve fucked in your country…”); il nuovo drummer, che avevo già visto a Milano nel Dicembre scorso, ancora non mi convince del tutto (soprattutto nei passaggi più lenti) e continua a farmi rimpiangere l’ottimo Lopez, mentre l’inserimento delle tastiere (hammond, mellotrons…) conferisce un mood settantiano alle composizioni…

Lo show inizia con “The Grand Conjuration” tratta dall’ultimo “Ghost Reveries” e poi a seguire “White Cluster” (da Still Life) e “The Leper Affinity” (da Blackwater…).
Dopo “Closure” (pezzo acustico tratto da Damnation), eseguita con l’aggiunta di impro psichedelica (…fantastico!!!) la chiusura è affidata a “Deliverance” e “Demon of the Fall”.
Gli Opeth sono la migliore rappresentazione di cosa sia il metal dell’ultimo decennio, il loro stile è unico e inconfondibile, e 70 minuti sono realmente troppo pochi…. ritengo che sarebbero stati gli head-liner perfetti per questa prima giornata…

Ci si avvicina al grande finale, infatti dopo un’ attesa relativamente breve, ecco salire sul palco alle 22 precise gli head-liner di questa prima giornata: i VENOM, storico trio inglese, padre-fondatore del black metal, capitanato dall’instancabile Cronos, mentre non erano presenti Mantas e Abbandon come in realtà pensavo…
L’inizio è affidato a “Black Metal” e bastano pochi secondi per scatenare l’inferno sotto il palco; il loro sound è potente anche se non pulitissimo, la scenografia “alla buona” con botti e fiammate.
La band propone pezzi storici tra i quali ricordo “Welcome to Hell”, “Die Hard” (duettata da Cronos col grande e “devotissimo” Phil Anselmo), “Countess Bathory” (questa è veramente da urlo porca troia!!!), “At War With Satan”, “Satanachist” e dopo un breve encore, i tre concludono con “In League With Satan” e “Witching Hour”.
Lo show si chiude velocemente in un’ora e venti minuti e con esso la prima grande giornata del gods; una giornata che ha conosciuto alti e bassi ma che si è cmq tenuta su alti livelli, considerando che erano presenti vere e proprie icone del metallo estremo…
I Venom, nonostante la buona prova, non sono stati gli headliner ideali (lo dimostra la scarsa ora e venti di concerto), a mio parere “attempati” sia fisicamente che musicalmente (avrei preferito i Testament, o gli Opeth), ma evidentemente 25 anni di attività pesano più della mera qualità quando si tratta di compilare un bill per un festival…

sabato, giugno 17, 2006

Metamorfosi e caducità

E' brutto vedere il Melody così svilito, svuotato di tutta la sua alacre vitalità.
La vita è come una scala, si sale e si scende e così è anche per te amato contenitore, amato medium, amico fraterno, vizioso passatempo.

Non sentirti abbandonato, ogni giorno ti porterò un fiore appena colto, non mi dimenticherò mai di te, quando vorrai ti terrò tra le mie braccia mentre la notte calerà il suo manto oscuro e il sonno si impadronirà di me.

Una lieve carezza e una pacca sulla spalla, verranno tempi migliori, la vita è una ruota che gira...

lunedì, giugno 12, 2006

Another Radiohead fun

http://video.google.com/videoplay?docid=-2064609540746046114&q=radiohead


ogni volta che lo riguardo
mi trasmette veramente
tanto.

commozione
anche solo a parlarne con qualcuno,
anche solo a descriverlo ad un amico.



e poi il testo ..

Mondialeggiando

Real of fake?